Doveva succedere, è successo.
La chiusura “alla chetichella” del portale italia.it è stata occasione immediata per l’annuncio di una nuova interrogazione parlamentare, l’ennesima. Questa volta il deputato “curioso” è Massimo Saverio Ennio Fundarò dei Verdi.
Dal suo sito ci fa sapere che per cambiare le cose basta un sorriso (sì… vabbè).
All’agenzia stampa Prima ha invece preannunciato l’imminente interrogazione .


Anche se il ministro con delega al turismo è Francesco Rutelli, dovrebbe essere ormai chiaro che il dicastero competente sul progetto è il Ministero per le Riforme e l’Innovazione nella P.A. capitanato dal ministro Luigi Nicolais (per gli amici Gino): è lui che ha deciso di far mettere offline il sito. Evidentemente qualche deputato ancora non l’ha capito, tanto che il Fundarò intende chiedere al ministro dei Beni Culturali di venire a riferire in Commissione Cultura su tutta la vicenda; naturalmente il Fundarò ne è componente. Poco male. Se Rutelli decidesse di presentarsi in commissione, tanto per ripetere cose già sentite, anche il segretario Gabriella Carlucci potrebbe poi tentare di ottenere la risposta alla sua interrogazione del 13 luglio 2006, mai arrivata nonostante sollecito del 18/01/2007.
Caso non unico. Altre sei interrogazioni su italia.it sono tuttora pendenti, tra Camera e Senato, ma visto l’epilogo di venerdì scorso direi che sono ormai totalmente inutili. I più fortunati, nel frattempo, hanno avuto il privilegio di una “risposta standard” di Nicolais, che tra l’altro recitava:

L’impegno del Governo è, quindi, quello di garantire il mantenimento degli attuali livelli di funzionalità del portale nel passaggio dalla prima fase di realizzazione al nuovo assetto gestionale. Da ultimo va poi sottolineato che gli errori lamentati all’atto della prima pubblicazione del portale, tra i quali vanno senz’altro ricompresi quelli indicati dall’interrogante, e che comunque risultano percentualmente irrilevanti rispetto al complesso delle informazioni ivi contenute, sono stati eliminati e l’ulteriore sviluppo dell’iniziativa consentirà una messa a regime dei contenuti e delle indicazioni fornite, tali da assicurare per accuratezza e puntualità un miglior servizio agli utenti.

Il governo non solo non risponde ai cittadini ed ai consumatori italiani ma, per non essere tacciato di fare discriminazioni, riserva il medesimo trattamento anche a deputati e senatori. Quando poi decide di farlo, mente spudoratamente.
Complimentoni !

P.S. Nel frattempo anche l’ANSA ha dato la notizia di chiusura del portale.
P.P.S. Ma che cos’è poi tutto ‘sto can can? Rutelli già lo aveva detto che il portale era sperimentale (e a costo zero). 😉